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Disturbi d’ansia, fobie, attacchi di panico, disturbi post traumatici, disturbi ossessivo compulsivi

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AMBITI DI INTERVENTO
Disturbi d’ansia, fobie, attacchi di panico, disturbi post traumatici, disturbi ossessivo compulsivi

Noi esseri umani condividiamo una dotazione di base fatta di emozioni fondamentali da cui si sviluppa e si articola la miriade di tonalità e sentimenti che ci rendono esseri complessi.

 

La sensazione di ansia corrisponde al sentimento dell'angoscia, siamo nel territorio della paura come emozione di base.

La reazione spontanea è la ricerca di protezione, la fuga, l'attacco o il congelamento.

Quando eccitazione, vitalità ed entusiasmo decrescono nella nostra esperienza si trasformano in ansia, angoscia, paura e quando questo accade ripetutamente nel tempo questo diventa una forma cronica di risposta alle sollecitazioni dell'ambiente.

Si vengono a sviluppare reazioni rigide e cronicizzate e così perdiamo la capacità di esplorare le nostre potenzialità e con esse di dare pieno soddisfacimento ai bisogni.

Così facciamo esperienza di una insoddisfazione perenne che può raggiungere l'apice della perdita del senso di vitalità.

Diversamente dall'ansia, l'attacco di panico è un'esperienza che accade improvvisamente, squarciando il continuum del vissuto della persona.

Uno sconvolgente e repentino capovolgersi dello stato psico-fisico ed emozionale abituale che la persona colloca precisamente nel tempo.

È una profonda quanto repentina frattura della propria normalità cioè del terreno familiare su cui ci appoggiamo e che diamo per scontato in modo automatico.

Dopo il primo attacco di panico inizia la perdita nella fiducia e affidabilità degli altri contatti che sembravano scontati: “Posso fidarmi del mio corpo? Della capacità di orientarmi? Delle persone intorno a me?”.

La paura che questo ground, questo terreno possa crollare ci blocca perennemente sul controllo di ciò che prima era uno sfondo, dato per scontato ed ora diventa l'abisso temuto e al quale siamo impreparati.

Nel lavoro terapeutico è possibile rimarginare la frattura del continuum attraverso l'attribuzione di senso e la riconnessione con le proprie “appartenenze” all'interno di una relazione terapeutica nutriente e “solida”.

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