La verità è nei recessi del corpo: una relazione sana con il proprio corpo e il rispetto per il suo funzionamento sono indispensabili per qualsiasi tipo di integrazione personale perchè tutto cio di cui facciamo esperienza, tutto ciò che pensiamo e sentiamo ha un impatto sul corpo.
Il corpo racconta del nostro stare nel mondo.
La “realtà” è l’esperienza di ciò che viviamo e passa attraverso i sensi, la pelle, i muscoli e, infine le nostre cellule.
Emozioni, pensieri, impulsi istintivi sono in stretta connessione con le cellule del nostro corpo che registrano ed elaborano continuamente una quantità incredibile di stimoli.
Le ricerche di psiconeuroendocrinoimmunologia, sviluppatesi in questi ultimi trent’anni, mettono in evidenza la reciproca interazione di vissuti psichici, funzionamento del sistema nervoso, azione del sistema endocrino e del sistema immunitario.
Questo vuol dire che a seconda di come ci sentiamo, il nostro stato energetico-fisiologico-biochimico si modifica. In altre parole se siamo depressi, in panico o ci sentiamo impotenti, produrremo risposte biochimiche che indeboliscono la risposta immunitaria.
Quando invece ci sentiamo soddisfatti, rilassati e appagati o…innamorati… il nostro cervello produce sostanze che facilitano l'adattabilità allo stress.
Se consideriamo il corpo la sede di eventi psicologici profondi possiamo comprendere come “la malattia sia il grido dell’anima offesa”.
Si tratta quindi di ascoltare il corpo e scoprire cosa abbia offeso l’anima.
Il linguaggio del corpo è la lingua più parlata del mondo, un linguaggio universale che tutti gli esseri umani condividono, anche se non ne sono sempre consapevoli e a volte non la capiscono più.
Noi esistiamo, amiamo, interagiamo, ci sviluppiamo e possiamo realmente conoscere e soddisfare i nostri bisogni solo attraverso l’esperienza corporea. Ma quando rendiamo il nostro contatto col corpo impersonale, quando cioè perdiamo consapevolezza della nostra identità corporea tutta la nostra qualità di vita si deteriora fino a bloccarsi.
Privi di energia, senza contatto con le emozioni, senza soluzioni creative noi ci ammaliamo.
L'ottica olistica si esprime nell'idea per cui quando un organo si ammala sta segnalando un blocco che investe tutti i piani della coscienza, tutto il sistema, la persona intera.
Occorre primariamente, con l'aiuto di tutte quelle tecniche che condividono l'approccio olistico, ri-connettersi con il proprio corpo, riappropriarsi della consapevolezza delle proprie sensazioni, delle emozioni, degli impulsi che costituiscono l'espressione di quell’energia vitale pronta a liberarsi ed esprimersi. Per “guarire” abbiamo bisogno di restituire alla coscienza ciò che era stato stato escluso. E perchè ciò possa avvenire non possiamo considerare solo l'organo o l'apparato che produce il sintomo ma la persona, il soggetto che ne fa esperienza.
Le tecniche utilizzate sono diverse e vanno dal Body Work alla Naturopatia al Cellular Memory Recovering (Memoria Cellulare) e costituiscono una serie di approcci olistici centrati sulla sapienza del corpo e sulla sua straordinaria capacità integrativa.
PER SAPERNE DI PIÚ
La psicoterapia tradizionale con i suoi strumenti originari ha enfatizzato principalmente gli aspetti “psico” della terapia: raccontare pensieri, emozioni, idee, sogni. Questa attenzione unilaterale all’aspetto cognitivo rappresenta una grande lacuna nei percorsi terapeutici.
I problemi alimentari, la mancanza di espressività emotiva, i disturbi sessuali, l’insonnia, gli attacchi di panico e tutte le esperienze traumatiche, sono esperienze centrate sul corpo e che ci ricordano che siamo una esistenza incarnata. Non viviamo solo attraverso il pensiero ma attraverso il nostro respiro, la postura, i sensi.
Negli ultimi anni è aumentata l’attenzione nei riguardi dei fenomeni del corpo nella psicoterapia che ha cercato di riconoscere e “imparare” da arti e terapie corporee antiche provenienti da India e Asia, cercando di combinarle con la psicoterapia.
La separazione del corpo dal sé, il riferirsi a se stessi come all’Io “pensante”, rappresenta l’adattamento ad eventi dolorosi della vita di cui facciamo esperienza fisicamente.
La persona rimane una totalità ma arriva a fare esperienze di sé come se fosse diviso in parti e in questa frammentazione gli aspetti della propria esperienza corporea che sono stati vissuti come problematici e dolorosi vengono relegati in aree distanti dalla consapevolezza e rinnegati.
Integrare l’esperienza significa quindi permettere una riappropriazione degli aspetti disconosciuti di sé che rimangono spesso a lungo inascoltati e che trovano espressione nei sintomi, nei blocchi, nei pensieri disfunzionali.
Il contributo del lavoro ad orientamento corporeo è quello di dare pienezza all’esperienza e vivificare le nostre parole ed immagini con le sensazioni, il movimento, la concretezza della piena espressione delle emozioni e del vissuto.